Fase 2: tra task force e strategie

Un uomo, una squadra, 20 giorni ed un paese da rialzare. Continua il percorso delle Istituzioni verso la fine del tunnel in cui Covid-19 ci ha catapultati. In che modo l’Italia pensa di affrontare la riapertura? Come risponderanno i mercati?

Dopo una fase 1 caratterizzata da un — sotto alcuni punti di vista controverso — lockdown nazionale, ecco giunto il momento del tanto atteso passo in avanti.

La Commissione

Una task force, che per il momento riveste il ruolo di organo consulente, affianca il Premier Giuseppe Conte e gli esperti della Protezione Civile (già impegnati braccio a braccio da tempo) nella gestione della situazione Covid-19.

La grande novità consiste principalmente nella composizione della nuova Commissione: non un’ulteriore squadra di epidemiologi, scienziati e medici, bensì psicologi, sociologi ed economisti, guidati dall’ex AD di Vodafone ed Unilever, Vittorio Colao. 

L’obiettivo del coordinamento strategico a supporto del Presidente del Consiglio è quello di gestire la perniciosa fase di passaggio tra la cessazione di ogni attività e quella di una prima, delicata riapertura. Valutando gli effetti del confinamento sulle varie fasce della popolazione, evitando l’esposizione delle fasce deboli al rischio di povertà ed emarginazione.

 L’attività del team si può racchiudere in pochi ed essenziali punti:

  •   la gestione dei lavoratori (già alle prese con i nuovi approcci al lavoro);
  •   l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza, le direttive sulla mobilità;
  •   l’individuazione dei settori e delle attività strategicamente rilevanti per il paese.

La “Fase 2”

In vista della riapertura delle attività, prevista per il 4 Maggio — non in eguale misura per tutte le regioni italiane — si valutano sblocchi di settore ben mirati che con ogni probabilità interesseranno moda, automotive e metallurgia. Il rischio di un ulteriore ritardo sarebbe quello della perdita di segmenti di mercato importanti per le imprese italiane, che rivestono un ruolo di rilievo nelle filiere sopracitate, anche in ambito europeo.

Preoccupa anche l’ombra calata sul turismo, di cui però l’esecutivo ha già parlato nei termini di un “riposizionamento strategico dal punto di vista del marketing e della comunicazione del nostro paese, che è sempre ai primi posti per il binomio gastronomia e cultura”, e che vedremo arrivare solo in una ipotetica fase 3. Anche in questo caso le preoccupazioni appaiono giustificate: il turismo è da sempre motore propulsivo, soprattutto delle aree meridionali dello Stivale, le quali risentirebbero oltremodo di una gestione non ponderata in questo senso.

Continua la massiva presenza dello smart working, affiancato da turnazioni più flessibili, che agevolerà la situazione preoccupante del ritorno dei pendolari ai loro precedenti ritmi e spostamenti.

Il clima in cui questa task force opera è decisamente delicato; a partire dal coordinamento dei quasi 80 esperti di settore, appartenenti ad organi differenti, fino alle problematiche legate alle iniziative autonome, e spesso controverse, di Comuni e Regioni. 

L’iniziativa del Bel Paese non è però isolata, su questa linea d’azione si stanno muovendo anche Spagna, Francia ed Inghilterra.

In Cina, in cui la riapertura è già in vigore da alcune settimane, si iniziano ad apprezzare le prime “psicosi” del mercato dei consumatori: tra “revenge spending”, rinascita dei settori del lusso e dell’intrattenimento e movimenti mirati dei fondi azionari specializzati. 

 La ripresa economica ripartirà dal consumo compulsivo anche in occidente?

Luca Capasso

Luca Capasso

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