Notizia delle ultime settimane è il fallimento di “Air Italy”, compagnia low-cost italiana con sede ad Olbia. Nata dalle ceneri di Meridiana e grazie all’unione tra Alisarda, con il 51% delle quote, e Qatar Airways, con il 49% delle quote, l’azienda prometteva un solido piano industriale composto da 1500 assunzioni, 50 nuovi aerei nei primi cinque anni, 10 milioni di viaggiatori e nuove rotte intercontinentali.
Articolo a cura di Antonio Cozzolino – Vicepresident JEF Napoli
Notizia delle ultime settimane è il fallimento di “Air Italy”, compagnia low-cost italiana con sede ad Olbia. Nata dalle ceneri di Meridiana e grazie all’unione tra Alisarda, con il 51% delle quote, e Qatar Airways, con il 49% delle quote, l’azienda prometteva un solido piano industriale composto da 1500 assunzioni, 50 nuovi aerei nei primi cinque anni, 10 milioni di viaggiatori e nuove rotte intercontinentali. Negli ultimi anni tuttavia, complice un contesto ostile, la compagnia ha visto un progressivo peggioramento dei risultati: la flotta è cresciuta meno velocemente del previsto e le rotte hanno alternato buoni numeri a flop. L’acquisto fallimentare di tre “Boeing 737 Max”, lasciati a terra a causa di falle nella sicurezza riscontrate negli incidenti avvenuti in Indonesia ed Etiopia, ha contribuito al peggioramento di uno scenario già difficile.
Dando uno sguardo ai numeri nel 2019, Air Italy ha registrato una perdita che ha superato 210,5 milioni di euro, a fronte di ricavi per 309,5 milioni e nel 2018 aveva già accumulato una perdita netta da 163,8 milioni di euro facendo registrare al 31 dicembre di quell’anno una riduzione del capitale sociale sotto il minimo legale. Appurata l’impossibilità del salvataggio è stata scelta la via della liquidazione, con conseguenze non di poco conto: le principali preoccupazioni sono legate alla disponibilità di voli da e verso la Sardegna, garantiti dalla compagnia, nonché al destino di 1500 lavoratori che da un giorno all’altro si sono ritrovati a dover abbandonare la loro occupazione senza possibilità concrete di rimpiazzo.
A lavoro sono già i sindacati che esprimono pesanti ripercussioni occupazionali: Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti, in una nota congiunta, scrivono che è necessario che il Governo trovi una soluzione immediata per i lavoratori in quanto non vi è certezza degli ammortizzatori sociali e in quanto il fondo del trasporto aereo non è stato rifinanziato.
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